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La Cisterna del Lago di Albano

di Riccardo Bellucci e Fiorella Capri

Novembre/Dicembre 1996

La Cisterna del Lago Albano

Nel 1983, durante le ricerche archeologiche che il Gruppo Latino Ricerca Subacquea svolgeva lungo il perimetro del Lago Albano di Castel Gandolfo, in quanto non solo lo specchio lacustre ma tutto il bacino del Lago Albano ha rilevato la presenza della civiltà nei secoli, un collaboratore del G.L.R.S., il sig. Carlo Salvagno, suggerì agli altri membri di rivolgere l’attenzione a quel tratto di strada che dalla stazione di Castel Gandolfo conduce al Lago Albano poichè, secondo i racconti di suo padre, personaggio carismatico e assai conosciuto, purtroppo recentemente defunto, proprio in quella zona doveva trovarsi una profonda caverna di cui si erano serviti come riparo dai bombardamenti della II Guerra Mondiale molti cittadini di Castel Gandolfo.

Naturalmente i soci del gruppo accolsero con molto interesse il suggerimento del sig. Salvagno, infatti spesso le storie e i racconti dei più anziani si rivelano importanti indirizzi per gli studi archeologici. Comunque, prima ancora di dedicarsi alla ricerca della cavità, ai fini di un lavoro scientifico, i soci del G.L.R. S. iniziarono a studiare i documenti di tutti quegli autori, dai più antichi fino ai più recenti che potevano avere attinenza con il loro caso, soffermandosi in particolar modo alle relazioni e mappe di uno storico che a lungo si interessò delle antichità dei nostri colli: il Lugli. Purtroppo nulla di ciò che questi aveva individuato nella zona indicata dal sig. Salvagno si riferiva ad una grande cavità se non il Ninfeo Dorico già conosciuto; un particolare incuriosì però gli amici del G.L.R.S.. Infatti il Lugli aveva accennato in pianta l’imbocco di un cunicolo di poca importanza di cui nessuno dei soci del gruppo ne conosceva I ‘esistenza. Fu così che al momento della ricerca terrestre si decise di iniziare la ricognizione a partire proprio da quel piccolo cunicolo limitrofo al suddetto Ninfeo Dorico.

Una mattina, dunque, i signori Stefano Arzillo, Alessandro Bedetti, Riccardo Bellucci, Angelo Capri, Gianni Dolfi, Marino Valenti e Giancarlo Valle si recarono sul posto ed anche se dall’esterno il manufatto sembrava effettivamente soltanto una cavità di secondaria importanza, forse adibita alla raccolta di acqua o altro, la metodica di lavoro spinse comunque a fotografare e a prendere qualche rilievo. Ed ecco che con grande sorpresa, dopo essersi spinti un pò all’interno, poichè la voce aveva un grande eco di ritorno, tutti ebbero lo stesso pensiero, che dietro quell’imbocco cioè, poteva esserci una grande cavità. Fu così che accendendo le torce elettriche i presenti scoprirono una grande cisterna.

Qualche giorno dopo, tornati sul posto insieme agli altri soci del G.L.R. S. dotati di torce elettriche più potenti ed altri sistemi di illumunazione, iniziarono i rilievi che misero in luce una cisterna lunga mt. 20.95, larga mt. 11.30 e alta mt. 15 ricavata probabilmente da una cava di pozzolana non più utilizzata e riadattata. La struttura si presentava molto ben conservata, scavata molto in profondità nel vivo del masso, con le pareti ed il pavimento di peperino accuratamente impermeabilizzati attraverso un conglomerato ottenuto con cotto macinato e malta di pozzolana (l’opus signinum); la parete di ingresso, in cui compaiono due bocchette che attraverso dei coppi inclinati verso l’interno introducevano l’acqua nella cisterna, è costruita in opus incertum e così pure una bordatura larga cm. 40 nella parte alta delle altre pareti e la vasca di decantazione, posta a circa mt. 10 di altezza, che raccoglieva l’acqua attraverso un pozzo sovrastante.

Il 16 novembre 1983 il manufatto codificato simbolicamente “Biancaneve”, venne segnalato al direttore del Museo Civico Albano, il dott. G. Chiarucci che però non prese seriamente in considerazione la scoperta, forse perchè non era di sua competenza in quanto la cisterna si trovava nel territorio di Castel Gandolfo, forse perchè il manufatto non sembrava così importante o forse ancora per dimenticanza; soltanto dopo circa 10 anni, a seguito di una seconda ed insistente segnalazione da parte sempre del G.L.R.S. al direttore del Museo Civico Albano e finalmente da questi con lettera di segnalazione Prot. 326 del 7/7/92 indirizzata al dott. M.L. Veloccia, la Soprintendenza Archeologica per il Lazio sembrò interessarsi del caso, ma anche quella volta, dopo un tentativo di sopralluogo da parte del dott. Giuseppina Ghini e l’assistente sig.Egidio D ‘Antimi, nulla è stato fatto nè ai fini di un restauro, che tra l’altro sarebbe estremamente semplice visto le ottime condizioni della cisterna, nè ai fini di rendere pubblica e accessibile l’opera. Senza parlare poi del disinteresse totale del Comune di Castel Gandolfo attratto soltanto per quanto di nostra conoscenza a questioni di “budget”. Eppure nel territorio del Comune di Castel Gandolfo ci sono interessantissime aree di interesse archeologico, ne è esempio il “Villaggio delle Macine” l’unico villaggio preistorico in contesto lacustre alla sinistra del Tevere e tenuto nella più miserevole considerazione.

Ritornando alla nostra bellissima cisterna c’è infine una domanda inquietante che spontaneamente si posero i soci del G.L.R.S. al momento della riscoperta e che ancora li scandalizza: se il Lugli, molto superficialmente come tanti archeologi moderni, non solo non approfondì ma neanche si interessò di verificare cosa fosse quell’apparente ingresso di condotto, allora quanto effettivamente c’è di tramandato che non corrisponde alla realtà? a discapito della conoscenza.

Gruppo Latino Ricerca Subacquea Riccardo Bellucci e Fiorella Capri

 

Fig. 3 La mia personale ricostruzione sulle reali dimensioni del frammento di colonna descritto dal Dobosi .

Anche se le scritte riportate già dal Dobosi appaiono in modo frammentario, possiamo ipotizzare,
mancando il titolo ed il nome di chi aveva fatto erigere questo particolarissimo cippo, che esso fosse stato
dedicato esclusivamente ad uno scopo celebrativo: “A ricordo perenne di Augusto” nel luogo rievocativo
per eccellenza, quel Sacrario della Gens Giulia che l’imperatore Tiberio aveva fatto erigere in Bovillae alla
fine del 16 d. C., in onore di Augusto. (Tacito Annales, II, 4)

 Una foto è stata già pubblicata nel mio libro “A spasso per Frattocchie ,l’Antica Bovillae,da Cesare Augusto
a Michelangelo”. Edito da Aracne ,Canterano (RM) Maggio 2017, pag. 97, fig. 11.4.
MarcoBellitto
http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788825503135

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