Giovàn Battista Piranesi sulla via Appia a Marino
di Marco Bellitto17/04/2021
Giovàn Battista Piranesi sulla via Appia a Marino
In occasione del 300° anniversario della nascita di Giovàn Battista Piranesi, vogliamo ricordare anche a Marino la figura di uno dei più grandi incisori della storia dell’arte, con la descrizione di una sua opera su un singolare monumento della via Appia a Frattocchie. Nella maestosa produzione di opere che va dalle “Vedute di Roma”, a “Le Carceri”, in cui predomina la fantasia dell’autore, sino a quelle “Antichità di Albano e Castel Gandolfo” del 1764 dove questo antico sepolcro è ben descritto e raffigurato (Cap. X tav. XXVI), un mausoleo in “opus quadratum” che gli archeologi dell’Ottocento, come lo stesso Tambroni scopritore dei resti dell’Antica Bovillae, non avevano considerato come possibile tomba.
Così, infatti, lo descrive Piranesi con un piccolo errore di valutazione sulla sua posizione (est -ovest) rispetto alla via Appia: “Allontanandomi poi due miglia da Albano nell’istesso mio ritorno a Roma, incontrai parimente su la via Appia, a man sinistra, l’antico sepolcro, che ho delineato e posto alla testa della presente descrizione. Anche questo stimai di delineare; imperocchè, sebbene è spogliato d’ogni ornamento, nondimeno è considerabile per la maniera tenuta dell’Architetto nel connettere l’ultimo ordine delle pietre A con i cunei B della volta”. La forma di tale sepolcro ricorda la stessa tomba di Ciro il Grande, oggi sito dell’Unesco, a Pasargade in Iran, e non è improbabile che proprio Giulio Cesare, profondo conoscitore della storia di quel grande condottiero, descritta da Senofonte nell’ “Anabasi”, possa aver fatto edificare una tomba dedicata alla Gens Giulia di Bovillae proprio su quel modello orientale nel terreno della villa rustica del suo amico Tito Sestio Gallo.
A tal riguardo, anche lo stesso Raffaele Fabretti ricorda come un’epigrafe proveniente dagli scavi a Bovillae e oggi esposta nella Sala del Fauno dei Musei Capitolini, descriva una tomba ed un altare fatti restaurare dal Divo Augusto al suo fido liberto Astrapton nei pressi del Sacello della Bona Dea edificato sullo stesso terreno: “VOTO SUSCEPTO BONAE DEAE ASTRAPTON AUG. CAES. VILLICUS AEDICULAM ARAM SEPTUM CLUSUM VETUSTATE DIRUTA REST.”.
Lo stesso luogo è raccontato da Cicerone nella “Pro Milone” in riferimento all’attentato a Milone, dove proprio Clodio trovò la morte nella sera del 18 gennaio del 52 a. C..Con molta probabilità, questo luogo così sacro alla Gens Giulia di Bovillae, come testimonia anche Svetonio a proposito della morte di Augusto nel 18 agosto del 14 d.C. “Vita dei Cesari, Augusto 99, 100” di come il cadavere fosse trasportato dai decurioni da Nola a Bovillae e nella notte deposto probabilmente su quell’altare fatto da lui stesso restaurare qualche anno prima, prima di essere condotto a spalla dai cavalieri sino alla sua sepoltura in Roma. (Marco Bellitto “A spasso per Frattocchie… cap. III, Le Tombe, pag. 25).
L’importanza di questo monumento, che oggi ricordiamo con la descrizione della magnifica incisione del Piranesi, deve far riflettere gli organi competenti sullo stato attuale del sito che risulta abbandonato e in pessime condizioni di degrado.
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