Apoteosi di Omero
di Enrico Di Lernia16/11/2020
Apoteosi di Omero
Nel 1645 nella zona di Torre Messer Paoli, nell’area dell’antica Boville, sotto la giurisdizione del Ducato di Marino e del Cardinale Girolamo Colonna, collezionista d’antichità, fu rinvenuta questa particolare lastra marmorea.
“Questo esimio monumento, cotanto vantato da periti nell’arte, fu rivenduto dalla Eccellentissima Casa Colonna a non so chi oltremare; laonte in Roma non si ha che il semplice Gesso che l’illustre emulo del Canova, Camillo Pacetti, ritrasse dallo originale prima della malaugurata vendita”.
Il marinese Girolamo Torquati, che scrisse queste parole, ancora non sapeva che la “malaugurata vendita” era già stata stipulata con ambasciatori inglesi e portata nel 1819 al British Museum di Londra. Giuseppe Tambroni riferisce che il Fabretti indica il luogo del ritrovamento nel Sacrario di Boville, luogo forse più idoneo ad evocare miti orientali tanto cari a Cesare, ad Augusto e ai loro discendenti.
Fu forse il P. Kircher, nel suo Lazio Antico, che lo descrisse come Apotheosi Homeri. La stele è firmata da Archelao, figlio di Apollonio, originario di Priene nella Caria, scultore asiatico, del 150 aC. circa, come si legge sotto i piedi di Giove. E’ suddivisa in tre fascie sovrapposte al cui vertice vi è Giove con un’asta ed un’aquila ai suoi piedi. Giove si volge verso Mnemosine, che dopo aver passato con lei nove notti d’amore, genera le nove Muse.
Il Nove è la cifra della perfezione, dei mesi della gestazione della vita, sintesi della conoscenza umana di cui le Nove Muse ne sono l’incarnazione. Una Musa scende le scale dove ve ne sono altre quattro (due sedute e due in piedi), al di sotto tre Muse di cui una osserva la sacra grotta dove è posto Apollo con la cetra assieme ad un’altra Musa. A lato della grotta su di un piedistallo vi è una statua, a cui la stele è dedicata: Cratete di Mallo che fu filosofo e letterato della corte di Pergamo, fondatore della scuola di grammatica e filologia, emulo dei dotti di Alessandria, compositore di epigrammi.
Nella fascia più bassa un corteo accompagna il sacrificio di un toro mentre i partecipanti salutano il sommo vate Omero, in trono, mentre viene incoronato da Ecumene, simbolo dello spazio e della terra nelle fattezze della regina Apollonide, e da Crono, lo spazio, nelle fattezze del re Attalo II, con; in una mano alzata il rotolo dell’Iliade, nell’altra in basso l’Odissea. Ai lati del trono di Omero due ragazzi inginocchiati simboleggiano ancora questi due capolavori; l’Iliade è il ragazzo con una spada sul braccio, mentre l’Odissea è quello più nascosto che alza con la mano la prua di una nave.
Davanti ad Omero un giovinetto rappresenta il Mito, dietro il sacrificio del toro vi è la Storia, seguita dalla Poesia, la Tragedia, la Commedia, la Physis o natura dell’uomo, la Virtù, la Fede, la Memoria e la Sapienza. Cratete di Mallo in questa stele è glorificato come continuatore ed erede del sommo Omero, anche per essere stato testimone ed artefice principale della storia di Pergamo.
Nel 168 a.C. un’insurrezione dei Galati minacciava il regno di Pergamo e del re Eumene II; Cratete per porre rimedio a questa minaccia, persuase il re ad essere inviato come ambasciatore a Roma. Nell’Urbe per una caduta da cavallo, dovette protrarre il suo soggiorno. Svetonio nella sua opera “Sui Grammatici 2”, ci racconta che l’anziano Cratete introdusse lo studio della grammatica ai Quiriti romani. Nel 159 aC. con l’avvento del nuovo re Attalo II, gli viene dedicata la Stele con l’Apoteosi di Omero. La stele può essere considerata un compendio di tutte le forme della statuaria inerente alle Muse, un vademecum ed una sorta di catalogo.
I numerosi reperti trovati tra le rovine di questa grandissima Villa nella zona detta Torre di Messer Paoli, forse appartenuta all’imperatore Claudio, o Paolo Emilio, della potente famiglia dei Valeri, vertono su temi legati alle origini di Roma, alle apoteosi di imperatori che ascendono al cielo, alla consacrazione dell’intelletto e della ragione, come questa stele.
La continuità nel tempo di questa enorme Villa ci è attestata addirittura dai reperti di Costantino e dei suoi figli (330 dC.). Tra questi grandi ruderi, portici, acquedotti, vie, furono ritrovate statue, marmi, e forse questa stele; il gruppo marmoreo dell’Apoteosi di Claudio ed una testa di Claudio (scoperti nel 1500, ora al Museo di Madrid), la famosa Tavola Iliaca (una lastra in carbonato di calcio rappresentante le fasi della presa di Troia al Museo Capitolino), una scultura in rosso antico di una Lupa che allatta, un pavimento in mosaico in marmi colorati con le scene sulle origini di Roma, una statua in marmo senza testa che si eleva sopra una grande aquila (apoteosi d’imperatore).
Come si può notare, in questa zona i reperti tutti ricollegano alle origini divine, di Enea con Cesare, di Troia con Roma, di apoteosi, di eroi e di qualche imperatore che voleva circondarsi di questo alone divino e di sacra regalità. Non si discosta di molto questa stele dai luoghi che l’hanno conservata. Sono i luoghi stessi ad ispirare la collocazione dei reperti archeologici, come ci suggerisce un passo di Cicerone al suo amico Attico. Chissà se il personaggio che l’ha voluta non vi abbia intravisto Giove con l’aquila sopra il Monte Cavo, cavo appunto come la grotta interna sede d’Apollo, con le sue Muse, ed in basso il luogo di Boville rappresentato dal sacrificio del toro (Boville era il mercato dei buoi), mentre sul trono al posto di Omero, si deificava l’imperatore stesso.
Non è poi un’interpretazione tanto fantastica sapendo che gli antichi erano soliti fare di questi adattamenti con le opere d’arte, a loro piacimento. Con la venuta a Roma dei Re Tolomei e dei loro ambasciatori, ritroviamo un’importazione di statue dette Dionisio-Sardanapalo, di cui una fu scoperta sotto Frascati ed è l’unica che ha inciso sul bordo della veste “Sardanapalo”che è la corruzione di Assurbanipal, mentre nella località di Due Santi nel 1926 ne furono scoperte
due simili. Oreste Raggi ne “I Colli Albani e Tusculani”(1879) riferisce che il luogo del ritrovamento dell’Apoteosi di Omero fu fatto nel sacrario della Gente Giulia che era adiacente al Circo di Boville, dove fu anche rinvenuta la statua di Augusto in trono come Giove, oggi al museo Torlonia.

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