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La Testa Tardo-Arcaica in bronzo

di Enrico Di Lernia

21/05/2019

La Testa Tardo-Arcaica in bronzo

 

La Testa Tardo-Arcaica in bronzo è la più antica testimonianza della scultura in bronzo etrusco-laziale con la tecnica a cera perduta. Il volto ovale, gli occhi a forma di mandorla al cui interno degli intarsi, le davano un aspetto naturalistico, la bocca accenna ad un sorriso arcaico, tipico dell’arte etrusca come l’Apollo di Veio e di quella siculo-greca come i Kouros (500 a.C.).

La capigliatura a ciocche con onde che terminano sulla fronte con i riccioli a lumaca, le sopracciglia ampie, il viso tondo la inseriscono tra i “Kouros ionici” come l’Apollo Pizio della Beozia. Se la statua fosse stata integra, sarebbe la più grande figura in bronzo arcaico di questo periodo (490-480 a.C.), da notare che dietro la nuca un notevole spazio vuoto, doveva trattenere una barra in bronzo, una trave orizzontale, che la collegava ad altre due statue della dea, come vediamo nelle monete del denario di P. Accoleius Lariscolus. Di questo periodo corrisponde anche la Chimera in bronzo d’Arezzo, una unione di tre animali di cui ci sfugge il significato.

Gli scavi, iniziati con Gavino Hamilton sotto la Mola di Genzano (detta Moletta), non portarono a risultati se non a marmi, colonne giudicate alla vista bruciate. Successivamente negli scavi del 1789-91 il Monsig D.A. Despuig in località Valle Aricina, vicino all’emissario del lago di Nemi, sotto la via Appia il quale, entro una cavità, ritenuta la grotta di Diana, scoprì alcuni reperti. Emanuele Lucidi riporta l’unica testimonianza dei rinvenimenti in quegli anni, anzi ci informa che nel 1776 nella stessa zona fu trovata la testa di Marco Aurelio giovanile, ed un cippo del dio Termine itifallico. Tre anni dopo il Despuig fu trasferito a Palma di Maiorca in Spagna portando la raccolta dei reperti archeologici, tra cui il pezzo più interessante era costituito dalla lastra del c.d. “Rilievo di Egisto” e dalla “Testa Arcaica” in bronzo. Nel 1898 i reperti furono acquistati da Carl Jacobsen per le raccolte della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, dove sono tutt’ora esposti.

Foto:  I laghi Albano e Nemi visti dalla Via Sacra.

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