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Le Erme dei Colonna in una veduta di Marino del pittore Vanvitelli del 1719

di Enrico Di Lernia

26/03/2022

Le Erme dei Colonna in una veduta di Marino del pittore Vanvitelli del 1719

 

Nel quadro si intravedono antichità poste a ornamento del giardino con la fontana, tra cui dodici erme e vari capitelli rintracciati nei dintorni, oggi a Palazzo Colonna a Roma. In questo periodo la Villa divenne luogo di recupero e deposito delle antichità dagli scavi dei fondi di famiglia, per poi essere trasportati con le barozze e coperte con i sacchi di cipolle e verdure, a Palazzo Colonna in Roma. Le Erme prendono il nome da Ermes (il latino Mercurio) in quanto il dio era il protettore dei viandanti e come tale questi pilastri erano posti lungo le strade, i crocevia, i confini di proprietà e dinanzi alle porte per invocare la protezione del dio, anche per essere giunti sani e salvi a destinazione, in questo caso era chiamato: “Terminus”. Erano posizionate anche nei giardini di lussuose ville e da un passo di Cassiodoro sappiamo che erano destinate a reggere i canapi nei circhi, per cui la loro provenienza potrebbe essere anche il vicino Circo di Boville.

Le Erme antiche sono una classe di monumenti di tradizione neoattica costituita da pilastri quadrati generalmente in marmo, sormontati da una testa, a volte da due teste contrapposte del tipo Giano bifronte, e a volte con quattro teste come nel caso sul ponte dell’isola Tiberina detta appunto dei quattro Capi. Questo tipo di monumento prende nuovo interesse e nuova linfa da Augusto in poi. Un discorso a parte andrebbe fatto per le Erme di Ariccia che insistono sul rito di Virbio e Ippolito, dell’uomo vecchio e del giovane, della morte e della nuova vita (Vir uomo e Bis il suo doppio). Il tipo iconografico presenta un volto barbato ed uno imberbe. Tutte le Erme di Ariccia sono state rintracciate lungo la via Appia come per marcare il sacro territorio di Diana e del cruento rito del Rex Nemorenses.

Le Erme di Ariccia e di Marino sono una concentrazione davvero alta di questa classe di monumenti se consideriamo le poche rintracciate a Roma, ad Ostia, a Tuscolo, Pompei, ad Atene ecc.. Paradossalmente rintracciamo Tredici Erme in due quadri che il pittore olandese Gaspare Vanvitelli eseguì su commissione di Filippo II Colonna nei primi anni del 1700 di cui abbiamo già scritto. L’artista olandese è considerato il precursore del vedutismo, i suoi quadri, le sue opere sono come delle fotografie, precise nei minimi dettagli, particolari quasi maniacali che ci restituiscono la realtà del momento. I Colonna furono i maggiori committenti di questo artista, tanto che nella sala del Vanvitelli a Palazzo Colonna ritroviamo ben 36 quadri. Nel quadro della Veduta di Marino da Villa Colonna-Bevilacqua-Colizza del 1719, si notano la fontana centrale, e a lato del giardino

dodici Erme, sei per lato addossate al muro. Nella splendida veduta di Villa Colonna-Belpoggio, ora sede della biblioteca Comunale, si intravede a lato del quadro sul finire di una scalinata dietro un cane, un’Erma con testa di uomo barbato, una delle Tredici Erme perdute dei Colonna. Tra le spese degli inventari della famiglia, risulta che nel 1626 Egidio Moretti (scultore e restauratore piu’ attivo dei Colonna), restaurava materiale proveniente da Marino tra cui una statua di Nerone, una Livia ed un Augusto, maggiori del vero e “vendeva Otto Erme” di cui si ignora la destinazione, alcune forse da rintracciare ai musei Vaticani. Queste otto Erme dovevano far parte di quelle trovate nei possedimenti dei Colonna presumibilmente a Boville e sulla Via Appia, come è logico supporre per la natura stessa delle Erme poste sulle vie

direzionali principali e possiamo ipotizzare la loro scoperta in una data antecedente al 1600. I reperti archeologici trovati nei fondi dei Colonna, venivano depositati nella Villa Colonna Bevilacqua appena fuori Marino, e da quì una volta inventariati e restaurati, messi sulle barozze per essere trasportati a Palazzo Colonna a Roma. Parte di esse sono al Museo del Vaticano nella sala del Torso del Belvedere.

 

Foto: Veduta di Marino, 1719 Vanvitelli

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