Villa di Fiorano: il fontanile dell’Annunziata
di Marco Bellitto15/10/2020
Villa di Fiorano: il fontanile dell’Annunziata
A ridosso della via Appia Antica, nei pressi dell’Aeroporto G. B. Pastine di Ciampino, c’è un luogo incantato immerso tra il verde della campagna romana e gli antichi ruderi testimoni di un illustre passato: Villa di Fiorano. Un casale di campagna ereditato dal Principe Alberico Boncompagni Ludovisi e trasformato nel Novecento dall’architetto Buzzi in un gioiello oggi proprietà della famiglia Antinori che ospita durante tutto l’anno prestigiose manifestazioni oltre feste e matrimoni. È conosciuta da molti come il set cinematografico del capolavoro di Paolo Sorrentino, “La Grande Bellezza” del 2013, passando al film “Spectre”, di Sam Mendes del 2015, con la splendida interpretazione di Monica Bellucci, regina di casa, per poi finire con “Modalità aereo” del regista Brizzi del 2019.
La presenza di questa proprietà del Monastero di San Saba (San Gregorio) è già citata in un documento del 950 d.C. riportato dagli annalisti camaldolesi in cui si fa menzione di un fondo chiamato Palombario con annesso un casale, già divisi da un muro di selce (“limite salvineum” che correttamente dovrebbe corrispondere a “limes siliceus”), con una fontana di acqua viva e una chiesa ormai deserta (abbandonata), dedicata a Maria Genitrice (S. Maria Dei Genitrix), realizzata all’interno di una antico monumento sepolcrale presso I’VIII miglio (cum monumento suo quod est crypta rotunda…), che la maggior parte degli studiosi identifica nella cosiddetta “Berretta del Prete”.
In seguito divenne proprietà del Monastero di San Paolo fuori le mura, come risulta da un atto redatto nel dicembre del 1378 a favore di Giordano Orsini signore del Castello di Marino,trisavolo della ben più famosa Clarice Orsini moglie di Lorenzo il Magnifico. In tale documento veniva rilasciata al nobile romano tale proprietà in “enfiteusi”, cioè in affitto per ben tre generazioni, dietro un pagamento annuo di settanta fiorini papali.
Sito, inoltre, di numerose scoperte archeologiche nel passato come risulta dagli scavi eseguiti da Gavino Hamilton a fine Settecento, come da quelli del maggio del 1863 di Lorenzo Fortunati che prefiguravano un ambiente termale o un ninfeo, visti gli elementi scultorei ivi rinvenuti, di una sontuosa villa di campagna (Cesio Basso?).
Un ambiente descritto come ninfeo fu rinvenuto a circa duecento metri dall’altro lato della via Appia Antica nel 1927 durante lo scasso del terreno come sappiamo da G.B. De Rossi. Resti architettonici riconducibili a simili strutture permangono persino tra la vegetazione a ridosso del Fosso delle Cornacchiole o Fosso di Fiorano.
La presenza dell’acqua viene descritta dallo stesso Prof. Lanciani nei primi del Novecento che rifacendosi alla testimonianza del Nibby, ricordava il restauro di un antico acquedotto romano probabilmente derivante da quello di Bovillae e la realizzazione di uno scenografico e monumentale fontanile da parte di Don Orazio Albani, come attestato anche da un’epigrafe annessa:
AQVAM FLORANI DIV INTERCEPTAM
ET ABERRANTEM PVRGATO FONTE RESTITVTO DVCTV
NOVIS ADIECTIS VENIS AD PRISTINVM LACVM REDVCENDAM CVRARVNT HORATIVS ALBANVS CLEMENTIS XI GERMANVS FRATER… ANNO SAL. MDCCIV
Un fontanile, dunque, capolavoro dell’arte barocca, impreziosito da un bassorilievo in marmo di forma circolare dove vi era rappresentata l’immagine dell’Annunciazione, motivo che ne ricordava la proprietà del luogo affidata, dal Monastero di San Gregorio, all’omonima Arciconfraternita già dal 1527.
Una raffigurazione, piccolo tesoro dell’arte, oggi scomparsa, che al pari del fontanile può essere attribuibile a quella cerchia di grandi artisti su cui poté contare l’Albani come curatore delle opere commissionate dal fratello, Papa Clemente XI: tra essi spiccano l’architetto Carlo Fontana e lo scultore Francesco Maratti. Allievo egli stesso del famoso pittore Carlo Maratti, Orazio trasmise questo suo amore per l’arte al figlio, quel Cardinal Alessandro Albani la cui villa impreziosita di antichità romane, oggi Villa Albani sulla via Salaria, fu in seguito scrigno della straordinaria Collezione Torlonia.
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